“…uomini siate e non pecore matte…” (Dante, Par, V, 80)
Se Dante vivesse ai giorni nostri, probabilmente invertirebbe i termini del verso: “…pecore siate e non uomini matti…” Rivalutando la mansueta e sensibile intelligenza di un essere vivente che, per definizione – e al contrario degli esseri umani – ha scelto di non far male a nessuno.
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