Serendipità

Deriva da Serendip, antico nome dell’isola di Ceylon. Narra la leggenda che in quell’isola viveva un imperatore illuminato che aveva tre figli. È la storia di un cammello, di uno scherzo, di formiche, mosche e di una donna incinta. Ripresa anche da Voltaire. La potete rintracciare nel libro di Pietro Dri, Serendippo. Come nasce una scoperta: la fortuna nella scienza, pubblicato nel 1994.
Serendipità ha dunque a che vedere con una precisa situazione: cercando una certa cosa, ne trovi casualmente un’altra, di norma molto più importante. Può capitare anche nella vita comune di tutti i giorni. Cerchi magari la penna e trovi l’orologio perso molti mesi prima. A noi però interessa vedere come la serendipità opera nel contesto della ricerca scientifica e nella ricerca che inevitabilmente sviluppa chiunque si occupa di volontariato.
Serve, per chiarire il tutto, un esempio: di certo vi è capitato di prendere un qualche antibiotico. Stai a sentire chi, quando e come ha scoperto il primo antibiotico, la Penicillina.


Al riguardo, un primo episodio di serendipità accadde nel 1922 e interessò Alexandr Fleming, uno studioso che si occupava di batteri e di virus (tieni conto che vinse il premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 1945). Fleming aveva un raffreddore che durava da molti giorni. Decise allora di prendere le proprie secrezioni nasali e di metterle su una piastra usata per coltivare i batteri per vedere se si sviluppava qualche germe. Mentre il giorno seguente stava analizzando le colonie dei batteri cresciuti, una lacrima cadde inavvertitamente sulla piastra di coltura. Al momento Fleming non diede peso all’accaduto e ripose la piastra. Ma il giorno seguente, riprendendola, si accorse che nel punto dove era caduta la lacrima, i batteri non erano cresciuti. Non ce n’erano. Scoperta: le lacrime contengono un antibiotico naturale. Purtroppo, però, si tratta di un antibiotico che combatte germi che danno raramente disturbi e quasi mai malattie.
Ed ecco il secondo episodio di serendipità che ha coinvolto Fleming, sempre alla ricerca di un antibiotico.
Nell’estate del 1928 Fleming era stato assente dal suo laboratorio per un breve periodo di vacanza. Al suo rientro, riprese le colture che aveva fatto prima di partire e notò che in una piastra c’era un alone chiaro inusuale: in quella zona i batteri non erano cresciuti. La faccenda gli ricordò ciò che gli era accaduto qualche anno prima con la lacrima. Questa volta, però, al centro della piastra c’era una muffa, non una lacrima. “Se non fosse stato per la mia precedente esperienza, avrei subito buttato via la piastra perché contaminata, come devono aver fatto molti batteriologi prima di me. Io, invece, feci qualche esperimento”, ha scritto Fleming nelle sue memorie.
Isolò la muffa, che apparteneva al genere penicillium e chiamò così la sostanza antibiotica, Penicillina. Occorreva ora produrla su larga scala.
Dai fronti di guerra grande era la richiesta di un farmaco che curasse le ferite dei soldati. Bisognava trovare, tra le muffe penicillium, quella in grado di produrre una maggiore quantità di penicillina. Da tutto il mondo arrivarono campioni di muffe penicillium ma la muffa migliore la inviò al laboratorio la signora Mary Hunt: l’aveva trovata su un melone acquistato in un supermercato della sua cittadina. In suo onore, la muffa venne chiamata muffa Mary.
Da quel momento fu possibile produrre la Penicillina su larga scala, permettendo così di salvare la vita di milioni di persone.
Un gran numero di altre scoperte sono state effettuate attraverso percorsi serendipici: il vaccino, i post-it, l’insulina, la luna di Plutone, il veltro e molto altro ancora.

 

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